
Le sbornie nazionaliste e sovraniste che
forse sono in via di smaltimento, che però continuano ad essere alimentate
dagli egoismi individuali, famigliari e territoriali, dai pessimismi abissali
d'ogni colore, dall'odio scelto come stendardo politico, e da una visione
negativa di ogni cosa si muova sotto il sole, stonano molto con quella
impostazione.
E stona anche la cultura del complotto e del sospetto nei
confronti della scienza e delle “competenze”, che è un ingrediente
imprescindibile di qualsiasi populismo.
Ma varrebbe la pena di cominciare a
dire che furono le lotte all'interno delle élite, o delle “caste”, come le
chiamava allora il “Corriere della Sera” insieme a tutti i media che ne
amplificavano la portata, lotte acritiche, come accade quando si indicano capri
espiatori, contro la vecchia classe dirigente politica di questo Paese, ad
aprire delle autostrade alle rivolte cosiddette popolari che presero la via dei
nazionalismi e dei sovranismi.
Bisognerà pure cominciare a discutere seriamente
di quando, come e perché cominciò l'involgarimento pazzesco della nostra vita
pubblica, senza incolpare sempre i soliti processi di globalizzazione, del
ruolo giocato dai media, in primo luogo da quelli commerciali, da alcune élite
e dalle varie caste garantite, che colpì le classi dirigenti politiche, e
quindi le parti più povere della società che solo la politica può difendere.
Volevo mettere in evidenza le reazioni positive a quel discorso del Presidente
delle giovani “Sardine” e dei ragazzi di “Fridays for future”, che sono quelle
che, almeno per me, oggi
contano di più, perché segnalano una timida inversione di tendenza rispetto ad un mostruoso passato, poi dello scalcagnato mondo politico italiano, che sembra non avere ancora perso del tutto la trebisonda, ad eccezione di quel Salvini (“discorso mellifluo”, chi l'avrebbe mai detto?) che non conosce la sublime arte del tacere quando non si ha niente da dire, cioè sempre.
contano di più, perché segnalano una timida inversione di tendenza rispetto ad un mostruoso passato, poi dello scalcagnato mondo politico italiano, che sembra non avere ancora perso del tutto la trebisonda, ad eccezione di quel Salvini (“discorso mellifluo”, chi l'avrebbe mai detto?) che non conosce la sublime arte del tacere quando non si ha niente da dire, cioè sempre.
Volevo anche sottolineare, cercando di ricavarne un qualche
proposito per il futuro, la tendenza di una parte consistente dei media
italiani, le televisioni in particolare, e non solo dalla maggioranza dei
social come Facebook (1), a distorcere la realtà a tal punto da far diventare asini volanti tutte
le foglie trasportate dal vento in modo da stravolgere drammaticamente la
nostra percezione della sicurezza, della vita pubblica e privata, e persino del
caldo e del freddo, insomma della realtà.
Invece ecco che comincia il 2020 e mi tocca ascoltare da una voce che stimo, alla quale voglio bene, una voce acculturata, ma forse estenuata dalla vista di una gran quantità di connazionali che considerano un diritto rubacchiare al “privato” ed ancor più al “pubblico” e non conoscono altro dovere che quello suggerito dalla propria insaziabile pancia, che ci vorrebbe una “dittatura illuminata”, una sorta di sospensione dei diritti politici di ognuno per sistemare al meglio questo Paese ed i suoi abitanti in attesa di tempi migliori.
Non pensavo, lo confesso, che nei magazzini della memoria del nostro
sciocchezzaio nazionale fosse depositata ancora questa fola. Non c'entra, badate
bene, la questione posta da Platone del governo dei competenti, o degli
ottimati. Qui abbiamo a che fare con una questione più terra terra di sfiducia
nella democrazia presa nel suo insieme. Con quale foga poi, non vi dico la
foga, che se non altro indica una crescente disperazione personale che rende
ciechi.
Per questo l'ascolto, oltre che per la stima e l'affetto. Mi sembra un
segno dei tempi.
È la voce di una donna, che non riesce a ricordare che le
donne hanno cominciato ad essere discriminate in misura minore rispetto al
passato, proprio per merito della democrazia.
Come faccio a non ricordarle che quando nel dopoguerra, alla fine del fascismo, venne deciso il voto alle donne, e con esso il suffragio universale, cioè l'estensione del voto a tutte le classi e le categorie della società italiana, agli stessi analfabeti, che allora erano tanti, anche se oggi in realtà, considerando quelli di ritorno, sono sempre troppi, si parlò di un salto di civiltà?
Come faccio a non ricordarle che quando nel dopoguerra, alla fine del fascismo, venne deciso il voto alle donne, e con esso il suffragio universale, cioè l'estensione del voto a tutte le classi e le categorie della società italiana, agli stessi analfabeti, che allora erano tanti, anche se oggi in realtà, considerando quelli di ritorno, sono sempre troppi, si parlò di un salto di civiltà?
Certo non bastava il suffragio universale: quello serviva a
selezionare una classe dirigente politica che avesse del consenso. Ma una
democrazia significa anche un particolare “Stato di diritto”, che forse è più
importante ancora della selezione della classe dirigente politica, in Italia,
come in Europa, ed anche diverse gradazioni di welfare, quindi via con una
nuova Costituzione, straordinariamente avanzata per quei tempi.
E' così che
l'Italia, nel giro di qualche decennio è passata da una struttura
prevalentemente rurale, con più di una spruzzatina di latifondo, alla presenza
di alcune categorie giuridiche come il delitto d'onore, l'indissolubilità del
matrimonio anche civile, l'impossibilità dell'interruzione di una gravidanza
pericolosa per la donna, e alcune pratiche sociali che arrivavano direttamente
dall'antichità come quella dei lupanari dove si forgiavano le straordinarie
virtù virili del popolo italiano, ad una struttura prevalentemente industriale,
da settima potenza economica del mondo, con un sistema invidiabile di welfare
nonostante ora faccia acqua da tutte le parti.
Si, potrà anche sembrare un'eresia, visto l'andazzo dei media, dire che l'Italia è tra i Paesi più ricchi al mondo: un debito pubblico tra i più alti, ma un risparmio privato ancora più alto, più di tutti in occidente, il 75% delle famiglie proprietarie di una prima casa, ecc. ecc. E piange miserie inventate, avendo completamente dimenticato la vera miseria dalla quale proviene.
E come consideriamo la percentuale del 52% di popolazione che non lavora (Luca Ricolfi "La società signorile di massa", La nave di Teseo Editore) perché può consentirsi di non farlo?
Quale
è il dato che non possiamo permetterci di non vedere?
L'Italia non fa figli
accentuando molto una linea che ha in comune con altri Paesi europei. Se non ci
fossero gli immigrati ne farebbe ancora meno, mentre l'Africa, alle nostre
porte, nonostante l'emigrazione, raddoppia i suoi abitanti nel giro di qualche
decennio. Squilibri pazzeschi: l'Italia muore, così pure l'Europa, non per
l'economia, non per il clima, ma per la demografia che altera inesorabilmente
le strutture sociali.
Sarebbe necessaria una “dittatura illuminata”, mi ripete quella voce di donna.
“Ma chi
accenderebbe quella luce?”, le chiedo. Oh, dei cittadini che siano in grado di
comprendere quale possa essere il bene del Paese, dei cittadini alfabetizzati e
acculturati che abbiano anche qualcosa da difendere, non so, delle proprietà. E
se si spegnesse la luce chi interverrebbe? Sempre i suddetti cittadini? Eccoci
di ritorno all'Italia prefascista.
Era proprio quella la democrazia, quella dei
Nitti, dei Giolitti e altri benemeriti, eletti da un numero ristretto di
cittadini, che aprì la strada al fascismo per la paura dalla quale erano invasi
coloro che avevano delle proprietà da difendere, oltre all'onore personale,
della rivoluzione socialista, molto chiacchierata a quel tempo e mai praticata,
non proprio ai competenti, o agli ottimati, non proprio ad una dittatura
illuminata.
E del resto le dittature illuminate esistono solo nella testa,
refrattaria alla democrazia, di Matteo Salvini, che non a caso chiedeva qualche
tempo fa dalle spiagge i pieni poteri proprio per lui, il più illuminato tra
gli illuminati, lampadine fulminate sulla strada del potere.
Ho
voluto richiamare l'attenzione su questo argomento perché sono convinto che la
voce da me sentita non sia sola purtroppo, ma rischi di diventare un coro
sempre più numeroso, percui sia proprio necessaria una battaglia culturale più
incisiva rispetto al passato sul fatto chela democrazia rappresentativa
purtroppo è imperfetta, ma è l'armamentario migliore che abbiamo.
Finisco
con una considerazione che aprirà la strada ad altri articoli, vista la
voragine che si sta aprendo sotto i piedi del mondo intero. Ero ancora in
ascolto dell'eco del bel discorso del Presidente della Repubblica che spingeva
alla fiducia ed all'ottimismo, quando sono stato
informato dai giornali, come
tutti voi, che un drone americano, su ordine di quel Presidente illuminato da
se stesso che è Donald Trump, aveva distrutto a Bagdad, insieme a vite di
dirigenti e rappresentanti iracheni, la vita di Qassem Soleimani, lo stratega,
l'uomo forte dell'Iran che aveva contribuito a vincere, temo provvisoriamente,
contro quel nemico mortale dell'occidente che è l'Isis.
E mi sono chiesto, senza
troppo riflettere, chiedo scusa per questo, se non è il caso di mettere
immediatamente sotto tutela il signor Donald Trump, accendendo finalmente la
luce. Ed in Europa da subito muoversi insieme, muoversi immediatamente e
insieme, accidenti, per spegnere i troppi focolai di guerra che ci circondano.
Buon anno!
Lanfranco Scalvenzi
(1) Facebook e la Brexit: come FB ha alterato i risultati del referundum.
Denuncia di Carole Cadwalladr (The Observer) alla Conferenza TED di Vancouver
"Il ruolo di Facebook nella Brexit - e le minacce alla democrazia"
Video della conferenza TED di Vancuver
Testo del discorso
(1) Facebook e la Brexit: come FB ha alterato i risultati del referundum.
Denuncia di Carole Cadwalladr (The Observer) alla Conferenza TED di Vancouver
"Il ruolo di Facebook nella Brexit - e le minacce alla democrazia"
Video della conferenza TED di Vancuver
Testo del discorso